L’Italia custodisce un tesoro unico al mondo. Si tratta dell’incredibile varietà e quantità di vitigni autoctoni presenti nel nostro territorio. Ne risultano più di 500, e ogni anno se ne registrano di nuove.
Concediti il gusto audace e saporito del Bel Paese con ogni sorso del nostro squisito vino!
I vini italiani sono conosciuti nei quattro angoli del pianeta; l’Italia è uno dei paesi viti vinicoli più importanti d’Europa, nonché uno dei più antichi: si sa infatti che l’avvio della viticoltura in Italia si deve agli Etruschi, già nel secolo VIII a.C. e probabilmente anche prima. Seguono poi i Greci, portando avanti lo sviluppo del settore, come testimonia anche il nome di alcuni vitigni italiani tuttora esistenti, come Greco e Aglianico (che significa ellenico). Sono tuttavia quei bon vivant dei Romani, grandi appassionati, a favorire intensamente la diffusione delle tecniche vitivinicole e del commercio dei vini. E mentre la loro influenza si espande, si espande con essa anche il gusto romano, non solo in Italia, ma in tutta l’Europa occidentale e centrale.
Con la caduta dell’Impero Romano e lo scompiglio portato dalle invasioni barbariche inizia un lungo periodo buio per l’intero settore. Per lungo tempo l’unico vino che si fa è quello destinato alla messa e sono per lo più i monaci a occuparsi della coltivazione della vite.
Facciamo un salto in avanti fino all’arrivo dei grandi commercianti fiorentini e veneziani. Alcune di queste antiche famiglie nobiliari note ancora al giorno d’oggi e più attive che mai, come grandi produttori di vino quali Antinori e Frescobaldi, che nel XIII e XIV secolo avviano un fiorente commercio, soprattutto negli scambi dei vini di Bordeaux. La viticoltura vera e propria in Italia rientra a pieno regime solo nel XIX secolo, grazie all’impulso del Piemonte e della Toscana, che iniziano ad applicare alcune tecniche francesi per produrre i propri vini: nascono così Barolo, Brunello e Chianti.
Il XX secolo porta però cattive notizie per tutto il continente. Arriva la fillossera, un parassita animale che distrugge tutte le vigne europee fino ai primi decenni del ‘900. Le due guerre mondiali, oltre a portare devastazione nei paesi europei, rubano la manodopera dai campi che in molti casi restano incolti. Nel dopoguerra, i viticoltori italiani si rimboccano le maniche e fanno ripartire il settore del vino italiano. Scelgono di indirizzarsi soprattutto su una produzione di massa, ma si ha un cambio di tendenza a partire dagli anni ‘60. Vengono riscoperti i vitigni autoctoni e si impara a coltivare i vitigni internazionali su suolo italiano, come nel caso dell’elaborazione di grandi vini toscani, che la critica imparerà a conoscere come Super Tuscan.
La sua storia dà già il peso e la misura di quanto sia importante e di valore la viticoltura in Italia: oggi essa rappresenta un colosso nel mondo del vino a livello globale, per quanto concerne la quantità di vino prodotto, ma soprattutto per l’elevata qualità dei suoi vini.